giovedì 9 ottobre 2014

Ricerca del top player, ma alla base chi ci pensa?

Estate 2014, la stagione del disastro del calcio italiano: la magra figura mondiale, la razzista figura in Lega, un mercato degli affari a parametro zero. Subito partono le mille teorie per rivoluzionare il calcio italiano, una nuova serie A, più italiani nelle grandi squadre, le multi proprietà; le classiche chiacchere da bar sport. Il problema più grande in questo mondo pallonaro italiano è di avere la soluzione davanti ai propri occhi: cambiare la base.
Una piramide, per essere smantellata, va distrutta alla base, non bisogna solo levare la punta. La base del calcio italiano sono le Scuole Calcio, ma non quelle di Juventus, Roma, Fiorentina e Napoli; no stiamo parlando delle squadre di paese, le piccole squadre di provincia. Ebbene si, quelle inutili squadre di bambini che molte volte sono le vittime sacrificali delle più blasonate squadre di provincia. In quei bambini però c’è qualcosa che ormai si sembra perso nei meandri della carriera fino alla serie A: l’entusiasmo per il gioco del calcio. Questa è l’unica cosa per far ricordare a tutti, grandi e piccoli, che principalmente è questo il calcio: la voglia di fare goal, una vittoria all’ultimo minuto, dare tutto in campo, non la scena del gossip, le simulazioni ad ogni contrasto, le continue proteste per qualunque situazione di gioco.
Bisogna cambiare la base, rivoluzionare il concetto che anche i bambini di otto anni devono giocare solo per il risultato e non per divertirsi. In questo modo crescerà il bacino principale da dove le grandi squadre devono trovare i veri talenti; senza spendere le cifre per i top player, senza creare nuovi fenomeni mediatici alla Balotelli, per ritrovare i talenti come Baggio, Scirea, Mazzola, per ritrovare dei giocatori che prima di tutto pensano a giocare e non ad apparire. Tante parole senza fatti si potrebbe obiettare, ma uno dei problemi nelle scuole calcio di provincia non sono i bambini, ma chi li guida. Bambini di dieci anni che protestano con l’arbitro, che simulano ad ogni fallo, allenatori che imprecano se i piccoli atleti non vincono di dieci goal, se non fanno la diagonale e la lista degli orrori potrebbe continuare per molto. Diamo il giusto merito a chi ha la vera passione per far crescere dei bambini che si affacciano al mondo del calcio; persone che stimolano la curiosità ad imparare, persone che fanno si che un bambino non veda l’ora di arrivare al campo di allenamento.
La cosa più importante è dare questo compito a persone che hanno compreso come la prima palestra per la vita di gruppo per dei bambini delle elementari, è la piccola squadra di calcio di provincia.

By Sportellate.it

Andrea Dalla Pria, Categoria Pulcini

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